martedì 17 agosto 2010

pensiero laterale


il lavoro del coach consiste (tra le altre cose) nel supportare il cliente a sviluppare nuovi punti di vista. osservando la situazione da altre prospettive, il cliente sarà capace di trovare nuove soluzioni per raggiungere i risultati che vuole ottenere. 

questo mi rimanda alla definizione di "pensiero laterale", espressione coniata da Edward De Bono, con la quale si intende la capacità di trovare soluzioni utilizzando un approccio non diretto.

su youtube ho trovato questo spot che, a mio parere, esemplifica in maniera eccellente tale concetto. Buona visione.












p.s.: il video pubblicizza (purtroppo) una lotteria istantanea. pur rispettando le scelte di chiunque, personalmente non apprezzo questa forma di tassa sulla felicità. Credo che la felicità uno se la debba costruire in altra maniera: ma magari ne parlo in un altro post.

martedì 10 agosto 2010

Bisogno o opportunità

Capita non di rado che, una volta che spiego a qualcuno in cosa consiste il mio lavoro di coach, l’interlocutore mi dica: “ah be’, io non ne ho bisogno...”. Buon per te, rispondo io: è sempre più facile lavorare in una situazione in cui non ci sono mancanze, lacune, vuoti da colmare (bisogni, appunto). Tuttavia lo invito a valutare la prospettiva di affrontare un percorso di allenamento non come bisogno, ma come opportunità.

Proprio perchè non ne hai bisogno, proprio perchè la tua situazione è soddisfacente già senza sforzo, immagina dove potresti arrivare lavorando insieme ad un coach.

Che beneficio trovi nell’accontentarti di quello che hai?

E tu? Quali opportunità vedi per te, dal coaching?

venerdì 6 agosto 2010

Sondaggio

non amo i sondaggi, danno molto poco respiro alle risposte... ma è uno spunto per conoscerci. Se vuoi ampliare la tua risposta hai tutto lo spazio che vuoi nei commenti...

in che modo sei interessato al coaching? come sei arrivato su questo blog?
cerco un coach per me 
voglio introdurre il coaching nella mia azienda 
voglio diventare coach 
sono gia' coach 
per sbaglio, cercavo altro 
per altri motivi...




  





giovedì 5 agosto 2010

prova empirica dell'ineluttabilità del cambiamento

Immagina te stesso 10 anni fa: il tuo lavoro di allora, la tua posizione in azienda, la tua famiglia, la tua casa, i tuoi colleghi i tuoi capi,... (puoi anche chiudere gli occhi se ti aiuta, poi riaprili per continuare l’esercizio). Adesso domandati: che cosa è cambiato da allora ad oggi?

Ok, ok, fermati pure... forse facciamo prima se mi dici che cosa è rimasto uguale.

Ora pensa a te fra 10 anni... il tuo lavoro, la tua posizione in azienda, la tua casa, i tuoi colleghi... Pensi che saranno più le cose cambiate, rispetto ad oggi, o quelle rimaste uguali.

Non puoi scegliere se cambiare o no, il cambiamento è inevitabile: avviene che tu lo voglia o meno.

Data questa evidenza, non sarebbe meglio poter decidere COME cambiare?

Tu sai già COME vuoi cambiare? Sei pronto per il cambiamento?

martedì 3 agosto 2010

il viaggio del coaching


Ci sono diverse definizioni, più o meno ufficiali, del coaching.

Da quella di wikipedia.... apri la pagina

a quella dell’ICF (la associazione di coach professionisti più “importante” a livello mondiale)... apri la pagina

In questo post però non vorrei aggiungere una definizione in più (personalmente ho fatto mia la definizione ICF) ma dare la mia "visione" del coaching. La mia "visione" nel senso concreto della parola; cioè come visualizzo mentalmente il coaching quando lo devo descrivere a qualcuno, o quando lo adopero nelle vesti di coach dei miei clienti.

Per me il coaching è supportare il cliente nel suo percorso da un punto di partenza A a un punto di arrivo B, e aiutarlo a rendere questo “viaggio” il più rapido e semplice possibile.

Il punto A rappresenta dove il cliente si trova adesso, il punto B è la sua destinazione ideale: dove vorrebbe trovarsi se potesse decidere con piena responsabilità il proprio punto di arrivo.

A volte è sufficiente definire i due punti, tracciare una linea retta che li congiunga, scegliere il “mezzo di locomozione” e mettersi in marcia. A volte potranno presentarsi degli ostacoli lungo quella linea; sarà allora opportuno definire una strategia per superarli (aggirarli, saltarli, distruggerli...).

qualcosa insomma all'incirca rappresentabile come in questa immagine:


Una visione del genere ben si presta a ogni ambito in cui il coaching potrà essere applicato concretamente: il lavoro, la tua vita personale, le relazioni con chi ti circonda. C’è un punto A, dove sei ora, e un punto B, il punto dove tu vorresti arrivare. Ovviamente poi ci sono infiniti altri punti, più o meno distanti da B. Alcuni potrebbero essere soddisfacenti, altri potrebbero essere molto deprimenti.


La domanda è, sapendo che comunque da qualche parte dovrai arrivare, non vale la pena di scegliere verso dove puntare? È meglio scegliere di indirizzare il proprio viaggio verso un punto B (dove vogliamo arrivare) oppure è meglio lasciarsi trasportare verso un punto sconosciuto e sperare che sia soddisfacente?