venerdì 17 settembre 2010

attenzione alle parole

Quando mi sono avvicinato al coaching per la prima volta, nel 2007, da completo profano quale ero, la prima cosa che ho fatto è stata digitare la parola coaching su google; da allora sono cambiate un po’ di cose (un mercato così giovane evolve molto in due o tre anni) ma continuo periodicamente a monitare il web per capire “che aria tira”.
Questa mattina, in uno dei miei pellegrinaggi nella rete (gli dedico una mezz’oretta sul presto, con una tazza di caffè) mi è saltata all’occhio un concetto sul quale vorrei sviluppare la mia riflessione odierna: l’idea di Coach Certificato.
CERTIFICATO. Ogni sito che parla di coaching (che sia il sito di una scuola, di un privato o di una società) fa bella mostra di questa parola. “...formiamo coach certificati”, “... i nostri coach sono tutti certificati...” “...sono un coach certificato”
A volte si tratta di attestati di associazioni (internazionali o nazionali) che certificano la qualità dei coach e delle società che ne fanno parte, altre volte si tratta di certificazioni direttamente rilasciate dalla scuola che vi offre il corso. In altri casi (attenzione, sono parecchi!) invece si tratta soltanto di una parola usata per rendere più invitante un’offerta ma, nella realtà vuota di significato.
Forse, dunque, vale la pena di farsi qualche domanda (se vuoi fare il coach, dovrai imparare a fare le giuste domande). Certificato da chi? Chi riconosce questo certificato? Chi lo conosce? E in che termini lo riconosce? Avere la tal certificazione che reali benefici mi porta?
Sono tutte domande alle quali sarebbe opportuno che il “certificatore” vi rispondesse e con le quali potrà realmente dimostrarvi l’utilità, la garanzia e l’efficacia del certificato.
Con queste informazioni potrai poi fare un facile raffronto tra quello vuoi tu, e ciò che quella certificazione ti offre. (visibilità: di che tipo e presso chi? Garanzia di qualità presso i vostri potenziali clienti: quale qualità? Etc...)

Adesso sappiamo che l’espressione “Coach Certificato” può essere usata in molti modi quindi è opportuno indagarne il reale significato: per valutare se è una parola usata per far scena o se realmente corrisponde a ciò che ti serve.

Infine, se ti piacciono tanto le certificazioni: certifico che hai  letto questo post!

sabato 11 settembre 2010

dal dire al fare

Tutti conosciamo il detto "tra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare". La metafora sta lì a ricordarci che tra le nostre intenzioni e le nostre azioni, tra ciò che desideriamo e ciò che facciamo per ottenerlo, spesso c'è un abisso. Un abisso fatto di impedimenti esterni ed interni, a volte di mancanza di volontà, a volte di mancanza di altre risorse. Spesso inoltre questo abisso finisce per diventare un alibi: il percorso è talmente lungo, la rotta talmente incerta, che non ci si decide mai a mettersi in viaggio. Sappiamo che potremmo stare meglio in un altro posto ma rimaniamo inchiodati dove siamo: qualche volta perchè non abbiamo in mente esattamente dove è il posto dove vogliamo arrivare, qualche volta perchè il viaggio per arrivarci (il mare che dobbiamo attraversare), ci spaventa.

Con il coaching accade invece, come nel titolo di questo post, che si passi dal dire al fare. Quando finisce una sessione si esce con un piano concreto di azioni (e la forza e le risorse per metterlo in pratica). Ad ogni sessione, ad ogni cliente, ad ogni momento di un percorso di coaching, corrispondono diverse risposte: a volte il piano prevede una rotta completa a volte semplicemente l'azione di mettere una barchetta in mare e orientare la prua. Ma sempre, da una sessione, si uscirà pronti per mettersi in azione: smettere solamente di "dire" e cominciare a "fare".

Tecnicamente, visto dagli occhi del coach, è forse la parte più semplice di una sessione: il lavoro "difficile" è supportare il cliente nella definizione precisa dei risultati che vuole raggiungere, nell'analisi della realtà allo stato attuale, nella ricerca delle risorse su cui poter fare affidamento nel suo percorso. Una volta capito dove sei, dove arrivare e su quali risorse contare... le azioni da mettere in pratica emergono quasi naturalmente, conseguenzialmente. Ma è comunque il momento in cui si passa dall'astratto al concreto: le parole diventano impegni.

Il lavoro del coach, si conclude con la sessione (e riprende a quella successiva); il lavoro del cliente (parola orribile per descrivere più semplicemente "la persona che ha deciso di investire sul proprio sviluppo") continua tra una sessione e l'altra: con le azioni che decide di mettere in pratica, i passi che decide di compiere.

e tu? hai già messo la tua barca in mare? hai iniziato a remare (o a sfruttare il vento)?