sabato 30 ottobre 2010

così parlò... italo calvino

"La vita di una persona consiste in un insieme di avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme."

domenica 10 ottobre 2010

essere stressati è una scelta

Il titolo di questo post è un po' forte, me ne rendo conto e so già che molti dissentiranno. L'obiezione che sento (immagino di sentire) salire più forte è: quando lo stress è causato da fattori esterni come possiamo dire che si tratti di una scelta?

La "scelta" sta nel modo in cui diamo significato a quei fattori esterni; nel modo in cui lasciamo che quei fattori esterni siano influenti (o non lo siano) sul nostro livello di stress.

Ogni azione che facciamo nella nostra vita è una scelta; compreso dunque l'essere stressati.

Forse può trattarsi di una scelta tra poche alternative, anche se in realtà, quelle alternative potrebbero solo sembrarci poche (dal nostro punto di vista) ma essere in realtà molte di più. Magari potremmo essere convinti che ci mancano delle risorse o potremmo essere in un periodo in cui non riusciamo a capire quali sono i nostri veri punti di forza, quali le aree in cui poter crescere. (in tutti questi casi, il supporto di un coach potrebbe essere molto efficace).

Ma qual è il vantaggio di pensare in questo modo? Il vantaggio sta nel riportare su di noi il potere di cambiare le cose, anche quando "siamo stressati", anche quando pare che siano elementi "altri", a toglierci energie, causarci stress, abbassare le nostre risorse.

Faccio un esempio pratico... che, al solito, rende meglio l'idea. Pensa alla tua maggiore causa di stress in questo momento della tua vita, o la cosa che ti leva più energia (contro la tua volontà). Cosa potresti fare tu, per contrastare questa cosa? Di cosa avresti veramente bisogno per poterlo fare?





qualunque sia la tua situazione, puoi sempre fare qualcosa per renderla migliore.



venerdì 8 ottobre 2010

quando serve l'executive coaching (appunti dalla mia moleskine)

Oggi ho deciso di fare un post più “istituzionale”.

Ieri, in viaggio verso un cliente (potenziale), ho usato il mio tempo per fare una lista mentale delle occasioni in cui un coach può essere un valido supporto per i manager e gli executive dell’azienda. L’ho appuntata sulla mia moleskine: la rivedo e la condivido. Vi vengono in mente altre situazioni?


Accompagnare i manager in momenti di transizione: promozione, ristrutturazioni aziendali, fusioni.
                Un esempio concreto. Un ottimo venditore viene promosso a direttore vendite: conosce molto bene i clienti, i prodotti e servizi, le leve commerciali che vanno mosse per promuoverli. Peccato che non sappia assolutamente gestire i rapporti con la squadra di commerciali che deve seguire. Lasciato allo sbando c’è il rischio che si trasformi da “il migliore dei venditore” a “il peggiore dei direttori vendite”.

Accelerare l’inserimento e rendere produttivo in tempi minori un manager neo-assunto.
                Normalmente ci vogliono 6 mesi perchè un neodirettore diventi produttivo al 100% (e a volte c’è il rischio che non lo diventi mai!). Con il coaching (e con un coach efficace) si può accelerare questo processo, rendendo il manager performante al 100% nella metà del tempo, con un evidente guadagno.

Aiutarli a superare periodi di stress dovuti a carico di lavoro o ragioni personali.
                A volte è l’azienda a caricare di lavoro il manager. A volte l’azienda neanche immagina che il manager è sottoposto a stress su altri fronti (famiglia, figli, amanti). In entrambi i casi, offrire alla persona uno strumento per gestire queste difficoltà e superarle sarà senza dubbio un grande beneficio per lui e, di conseguenza, per le sue performance e per l’azienda.

Far crescere leader all’interno dell’azienda (evitando così spese per la ricerca)
                Anche se non sono un amante del gioco del calcio, qui, il riferimento alle società calcistiche alle politiche di acquisti e alle politiche invece dei cosidetti “vivai” calza perfettamente. Forse una società può anche permettersi di comprare un Ibraimovich, un Totti o un Cassano (perdonatemi, non vorrei far torti a nessun tifoso, ma davvero le mie nozioni di calciatori si fermano qui) ma, sapendo di poterseli allevare in casa (con un costo decisamente più basso) non varrebbe la pena di investire quei soldi diversamente?

Trattenere le tue migliori risorse.
                Soprattutto in un momento di crisi, i cavalli da battaglia sono molto utili all’azienda, ma fanno molta gola anche alla concorrenza. Per questo è importante trovare soluzioni efficaci per trattenerli in azienda: premi e benefit sono senza dubbio un incentivo importante ma sono un incentivo che può benissimo essere rilanciato dai concorrenti. Dare al tuo manager la sensazione (fondata su fatti concreti) che si investe sulla sua crescita, sul suo benessere e che gli si offrono tutti gli strumenti perchè possa esprimere al massimo il suo potenziale (ed essere i primi a farlo) sottrae alla concorrenza la possibilità di farlo e garantisce alla risorsa di poter trovare il proprio futuro e la propria strada nell’azienda attuale

Allineare obiettivi dei singoli agli obiettivi corporate.
                Ma se poi si scopre che non ci sono obiettivi convergenti tra il manager e l’azienda. Be' voi terreste nella vostra azienda una persona che guarda (e cammina) verso una direzione diversa dalla vostra?




 p.s. se volete farvi in casa un hdmoleskine (come nella foto) trovate le istruzioni su questo blog